Tra 
  profit e non-profit
  artitolo apparso sulla nostra rivista ( N. 3 mag. - giu. 2000) 
  
  
  Di Roby Noris
  
  
  
  La pagina pubblicitaria in quarta di copertina 
  presenta una nuova attività nata nella sede principale di Caritas Ticino a Pregassona, 
  chiamata CATIdèpo 
  dalle parole Caritas e "deposito". Si tratta infatti 
  di un deposito su due piani con possibilità di stoccaggio di oggetti depositati 
  su palette al primo livello e di documenti in scaffali semoventi al secondo 
  livello sotterraneo. Mobili e oggetti vari di valore che devono essere depositati 
  per un certo periodo, e documenti che devono essere archiviati, possono trovare 
  a Pregassona una sistemazione interessante con temperatura e umidità controllate 
  da due impianti di climatizzazione indipendenti, sotto la sorveglianza di un 
  sofisticato impianto di allarme.
  Come mai un’attività del genere nella sede di Caritas Ticino? Perché ci siamo 
  ritrovati gratuitamente tutta l’infrastruttura e gli impianti di climatizzazione 
  e di sicurezza, in quanto lo stabile in cui Caritas Ticino ha traslocato un 
  anno e mezzo fa, era adibito a economato della banca BSI. Dopo aver valutato 
  come utilizzare gli spazi usati precedentemente come deposito e archivio, abbiamo 
  dapprima ristrutturato un piano ricavandone il salone di riunioni, la regia 
  e lo studio televisivo per realizzare settimanalmente Caritas Insieme. Per gli 
  altri due livelli sottostanti, abbiamo pensato ad una attività che senza ristrutturazioni 
  potesse essere utilizzata: è nata così l’idea di CATIdépo, visto che in Ticino 
  non è sempre facile trovare spazi disponibili di questo tipo.
  Quindi un’attività commerciale che utilizza le infrastrutture che ci siamo ritrovati 
  gratis, per poter sostenere finanziariamente l’attività sociale di Caritas Ticino.
  Se son rose fioriranno.
  Ma questa nuova iniziativa mi permette di fare qualche considerazione sulle 
  modalità di finanziamento di un’organizzazione socio-assistenziale come la nostra 
  che pur essendo non-profit ha sempre considerato molto seriamente l’aspetto 
  delle forme di autofinanziamento: non-profit non significa infatti senza 
  introiti finanziari ma piuttosto senza obiettivi e strategie di capitalizzazione.
  Fino a qualche decennio fa l’unica forma di finanziamento delle organizzazioni 
  a carattere caritativo erano le offerte, i lasciti e le donazioni, evidentemente 
  benvenuti ancora oggi, anche se il quadro sta ormai cambiando, credo in modo 
  definitivo. Le offerte, oggi, sono sempre più mirate e hanno obiettivi precisi 
  che generalmente sono legati a fatti che i media ci propongono come meritevoli 
  di un nostro aiuto. Una catastrofe, una carestia, un dramma sociale ben publicizzati 
  possono far scattare imponenti forme di solidarietà in tempi brevissimi, impensabili 
  in altre epoche meno mediatizzate.
  Interpreto positivamente il desiderio della gente di sostenere solo le azioni 
  che sono comprensibili e chiare nella descrizione dei bisogni e delle possibilità 
  di aiuto, convincenti riguardo all’efficacia e all’utilità del contributo che 
  ciascuno di noi può dare: credo siano segnali da interpretare come una maggior 
  autocoscienza della responsabilità di tutti nei confronti di tutta l’umanità. 
  Per inciso, invece, deploro vivamente le scelte che i mass-media talvolta fanno, 
  decidendo a quali tragedie dare voce e quali vadano dimenticate, impedendo la 
  mobilitazione della solidarietà di fronte a certe carestie o catastrofi perché 
  qualcuno, nascosto chissà dove, ha deciso che di quella regione non si deve 
  parlare troppo.
  Ma torniamo al tema del finanziamento delle infrastrutture delle organizzazioni 
  affinché queste possano operare con progetti e azioni efficaci. Se Caritas Ticino, 
  ad esempio, non riuscisse ad autofinanziare tutto il suo lavoro e la sua struttura, 
  quando riceve fondi per i bambini nel terzo mondo non avrebbe i mezzi per farne 
  qualcosa. Dobbiamo quindi trovare fondi o guadagnare soldi per tenere in piedi 
  quell’infrastruttura fatta di operatori che garantiscono un lavoro sociale serio, 
  sia in Ticino che nei progetti all’estero, evitando così di diventare inutili 
  distributori a pioggia di soldi: questi devono invece servire a realizzare progetti 
  e azioni che siano autentica promozione umana. CATIdèpo se avrà successo e guadagnerà, 
  potrà contribuire a fare questo.